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Buscemi (Siracusa)
 
 
 
 
 
 

 

 

   L'origine del nome odierno viene fatta risalire all'arabo Qal'at abî Śâmah che può essere inteso come castello dell'uomo dal neo o dalla voglia da quanto viene riportato dal geografo Idrisi.

 

   Qal'at che sta per castello o rocca lo ritroviamo in molte altre città siciliane (Caltagirone, Calatafimi, Calascibetta) perché sta ad indicare un posto di grande importanza strategica e Buscemi appunto possiede tuttora un'ottima visuale della Valle dell'Anapo, la differenza con queste città è che nel tempo il toponimo indicante la fortificazione è andato perduto.

 

   Buscemi si trova 50 chilometri ad Ovest di Siracusa, 45 a Nord di Ragusa e 70 a Sud di Catania. Il paese sorge sul versante meridionale del Monte Vignitti (788 m s.l.m.), situato nella parte centrale dei Monti Iblei, fra il rilievo di contrada Contessa ed il fiume Anapo ed è circondato dai luoghi storici dell'antica Akrai, di Casmene e dalla Necropoli di Pantalica. I comuni più vicini da raggiungere sono Buccheri e Palazzolo Acreide che distano entrambi meno di dieci chilometri. È il tredicesimo comune della provincia per estensione del territorio con 51 km², nonostante il centro abitato si estenda solo per poco più di 1 km².

 

   La storia del paese ha origini nell'Età del bronzo, di cui Paolo Orsi individua alcuni insediamenti. Sempre l'archeologo di Rovereto rinviene nel suo territorio anche i l'antica Casmene (Κασμέναι,Kasménai) colonia greca risalente al 644 a.C. circa.

 

   Si rifà molto probabilmente al periodo bizantino il primo insediamento protourbano del luogo, sullo stesso sito in cui è situato attualmente il centro abitato. Restano di questo periodo la chiesa rupestre di san Pietro e un ulteriore chiesa rupestre adibita nell'ultimo secolo a frantoio. Le prime fonti storiche che parlano di una rocca si hanno durante il periodo della dominazione araba. La traccia più significativa fu data dal geografo Idrisi nel suo Libro di Ruggero in cui accenna a un Forte dedicato a quello con il neo che attesta quindi l'esistenza del castrum già prima del 1154. Durante il periodo normanno tale forte venne ricostruito da Riccardo Montalto sui ruderi del fortino musulmano dopo il 1313. Durante il devastante terremoto del 1693, Buscemi venne rasa completamente al suolo risultando uno dei paesi più colpiti con la scomparsa del 41% degli abitanti. Con la ricostruzione del centro abitato, spostato rispetto al precedente sito, si ha l'inizio della Buscemi contemporanea con gli esempi di architettura barocca religiosa e civile.

 

   Alcune famiglie che detennero il possesso di Buscemi furono i Ventimiglia e i Requesens o Requisenz, di questi ultimi restano le rovine del castello all'entrata del paese.

 

   Le leggi dei Principi di Pantelleria e Conti di Buscemi sul territorio

   La condizione delle donne era quella più disagiata: senza “ dote” in qualsiasi classe sociale nessuna aveva probabilità di trovare marito e quindi, in mancanza di quella, erano costrette a restare zitelle a servire i genitori anziani o come “ zie” ad aiutare le sorelle sposate. 4 Un’altra soluzione era la “ fuga” ( fuitina) utile sia per risolvere il problema della mancanza della dote che per contrastare la precedente decisione dei genitori in ordine alla scelta del coniuge. Nelle classi più agiate le figlie che non erano state promesse in moglie venivano indirizzate, sin dalla tenera infanzia, nei monasteri al fine di garantire loro una agiata carriera ed evitare lo spezzettamento della proprietà. Le donne, una volta sposate, dovevano subire l’onta della tassa sul cuneatico (in alternativa allo “ jus primae noctis” nel caso in cui le fattezze della sposa non “ intrigassero” il barone), tassa che si aggiungeva a quelle riscosse sulla gestione dei beni di produzione quali i forni, i mulini, i trappeti, le macellerie, ed anche per l’utilizzo dell’acqua delle fontane, etc.

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 

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