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Canicattini Bagni (Siracusa)
 
 
 
 
 
 

 

 

   Canicattini Bagni, sorge sulle estreme propaggini dei monti iblei a 362 m. sul livello del mare. Il suolo, collinoso dalla parte di mezzogiorno, scende dolcemente verso tramontana fino alla cava di Alfano dove un ponte di pietra, costruito nel 1796, congiunge il territorio di Canicattini all'ex feudo S. Alfano. La suddetta cava, correndo lunga verso levante, tocca il feudo "Bagni" dal quale prende il nome di "Cava Bagni".

 

   Anche in questa zona recentemente è stato costruito un ponte che, eliminando la tortuosa discesa verso il letto del vallone, accorcia di molto la distanza tra Canicattini e Floridia. L'abitato ha origini recenti essendo sorto nel 1681 ad opera del Marchese Mario Daniele. Il suo nome più antico è "Bagni Canicattini" tratto da quello del feudo appartenente al suddetto marchese. Col trascorrere del tempo la voce "Bagni" è passata in seconda posizione e spesso per brevità la si tralascia. Il territorio dovette essere abitato nelle età antiche soprattutto dai Siculi, come si evince da alcune tombe a forno presso la contrada "Case Vecchie". Il periodo storico maggiormente rappresentato è quello tardo romano e bizantino.

 

   Accanto alle ville dei nobili siracusani a poco a poco cominciarono a sorgere case rurali che si estesero sempre più fino a diventare dei veri e propri villaggi.

 

   Queste contrade furono ben presto attraversate dai propagatori della fede cristiana che trovarono tra quei poveri numerosi proseliti. Le testimonianze storiche di queste comunità cristiane, che nel periodo bizantino popolarono l'altopiano canicattinese, sono rappresentate dalla presenza di numerose necropoli e dal toponimo di molte contrade: Santolio, S. Giovannello, S. Marco ecc.. La più antica menzione di Canicattini risale al 1296 ai tempi di Federico II d'Aragona; nel registro del servizio militare dei baroni e dei feudatari di quell'anno troviamo che la baronia era posseduta da don Giovanni Migliotta. Dal 1296 al 1681 la storia di Canicattini è una storia di baronie. Da alcuni documenti risulta che il feudo era adorno del mero e misto impero cioè di tutte quelle prerogative che consentivano al barone di amministrare la giustizia dei vassalli.

 

   Tale privilegio in mano ai baroni poco scrupolosi dava luogo spesso ad abusi di ogni sorta contro la libertà personale dei sudditi. La popolazione ebbe un notevole incremento dopo il terremoto del 1693 che danneggiò molti centri del siracusano. La cittadina di Canicattini Bagni è caratterizzata per le sue vie lunghe, diritte e parallele attraversate da altre perpendicolari che la tagliano in tanti rettangoli. Non vi si trovano opere d'arte; le stesse chiese, che risalgono all'ottocento, non presentano interessanti rilievi architettonici: sono opere di modesti artigiani locali.

 

   La Chiesa Madre fu edificata nel 1796 come si evince da una lapide posta sul retro dell'abside. Consisteva in una navata corrispondente all'incirca a quella odierna laterale di destra. Intorno al 1852 si pensò di ampliarla e destinarla a Chiesa Madre. Stilisticamente riecheggia la Chiesa del Collegio dei Gesuiti di Siracusa. La Chiesa del Purgatorio, edificata nel 1828, ha una sola navata. Nella sua piccolezza è un simpatico lavoro. Fu arricchita nel 1904 di un artistico prospetto di stile ionico. Più interessante si presenta il Ponte di S. Alfano, antico costrutto di pietra dell'anno 1796. Al di sopra del ponte, stanno scolpiti, uno a destra e uno a sinistra della strada, in pietra da taglio del tempo, due personaggi, portanti ciascuno una bottiglia e un pane. Una graziosa leggenda li dipinge come Campieri, uno di nome Currarinu e l'altro Calamaru i quali, per odi personali, si uccisero proprio sopra il ponte.

 

   Degna di nota è inoltre l'architettura che si affermò nei primi del '900 ad opera di maestranze locali (gli scalpellini) che si sbizzarrivano nel decorare portoncini, balconi e finestre con tralci di frutta e di putti secondo lo stile liberty dell'epoca. Anche se quest'arte non riesce a cogliere certe raffinatezze proprie di quella grande, ha tuttavia un suo valore perché l'artigiano vi ha lasciato i tratti della sua passione per l'arte ed il segno della sua personalità.

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 

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