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  Editoriale   del Lunedì

 

ricercatore, storico, scrittore, narratore, giornalista culturale

 

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20 Ottobre
 
 
 

 

   Cultura e/o incultura: Cosa dovevamo aspettarci da un “Mese della cultura”. Intanto registro, e non da ora, un uso/abuso del sostantivo “cultura” come culturale e acculturare. Si è ormai radicalizzata come una prassi politica e burocratica che vede la “cultura” dappertutto e con il suo uso, spesso inappropriato, sono stati dilapidati milioni di euro che nel corso dei decenni possono assommare a miliardi (spartizioni comprese).

   L’uso della cultura deve produrre effetti sociali ma anche economici nel territorio in cui essa viene offerta; deve valorizzare il tessuto sociale in tutte le sue forme ed ambiti: le famiglie, le comunità e la scuola; se ciò non avviene, significa che essa ha prodotto “benefici” in altre parti del territorio, prevalentemente oltre stretto e questo non giova al prodotto interno lordo della città ma esclusivamente al portafoglio di illustri personaggi televisivi pagati a peso d’oro solo per venderci i loro libri e produrre una foto ricordo con la politica locale che si incensa di politiche culturali non sue ma con aperture “vaticane” pericolosamente filo-islamiste come lo ius-scholae.

   Quale cultura per erudire il cittadino comune. Analisi delle proposte ed attività ritenute culturali, offerte dalle amministrazioni comunali nei contesti di mesi o settimane della cultura; tra rassegne canore, teatrali, culinarie, cinematografiche (intrattenimento e avanspettacolo) e presentazioni di libri con annessi sermoni, predicozzi e indottrinamenti mirati che non contribuiscono alla crescita culturale perché vuoti e privi di messaggi concreti attuabili.

   Proposte concretamente culturali per sensibilizzare la gente a pensare e riflettere (con la propria testa) perché cultura sarà valore acquisito quando avrà creato consapevolezza. Solo così l’evento culturale avrà sortito l’effetto sperato.

"Della cultura non si da' ricetta: ma, poiché la cultura non é l'erudizione, cultura diviene solo quella che, entrando a far parte della conoscenza, accresce la coscienza". L'intrattenimento non è cultura.

   Agli «antropologicamente incompatibili» con la cultura. Politici. burocrati e amministratori locali.

   La cultura non è ciò che ti hanno propinato a scuola bensì il cumulo di saperi ed esperienze che hai vissuto sulla tua pelle. La cultura è anche la tua vita vissuta nel territorio, il contatto con le memorie storiche viventi e con gli eventi e le storie di tutti i giorni.

   La cultura spazia, è irrequieta, curiosa, irriverente mai ossequiosa, spesso incauta e senza fini. Gli operatori seri della cultura osservano, valutano l’impatto sociale a naso, poi riflettono ed infine si esprimono. Non hanno fretta, non sono precipitosi e per colmare il divario con gli “occasionali avventori culturali” sono spesso ironici.

   La cultura si manifesta nello scambio di opinioni. La cultura si evince nelle risposte che fornisci non negli aforismi o nei trattati formulati da altri che se pur condividi non sono frutto della tua formazione.

   La cultura è ciò che modella la tua personalità, il tuo modo di porgerti, di essere e di rapportarti nella comunità. La cultura è l’unica opportunità di libertà che dà il senso dell’infinito.

   Al contrario l'incultura (dai più definita ignoranza che in molti casi non è una colpa) genera mostri e superstizioni mentre la cultura intesa come conoscenza può essere pericolosissima, devastante, tanto da poter pregiudicare gli equilibri "sociali" consolidati.

   Arti e Culture si intersecano, si confrontano e oggi poco si amalgamano con i dettami istituzionali. Le arti vanno intese nella loro globalità e non vanno confuse con la genericissima “cultura”, le arti vanno interpretate come tecniche, metodi, modi, regole, attività umane, lavori, professioni, mestieri (per estensione) ingegni, talenti, doti, stili, accorgimenti, espedienti, sistemi, esperienze, trucchi, astuzie, artifici e tutto diviene dallo ingegno umano ed indiscutibilmente dall’arte di ogni essere vivente.

   La cultura è definita come il comportamento sociale e le norme che si trovano nelle società umane. La cultura è considerata un concetto centrale nell'antropologia, che comprende la gamma dei fenomeni che vengono trasmessi attraverso l'apprendimento sociale nelle società umane.

   Spesso si parla di cultura in modo generico ed inappropriato. Si suppone che la cultura sia strettamente e solo legata alla funzione dei libri o delle pubblicazioni di ogni genere. Si spinge solo e sempre nei luoghi delegati istituzionalmente alla concentrazione di libri e queste sono naturalmente biblioteche e librerie ormai deserte. Io ho sempre sostenuto che la cultura è figlia degli eventi e dei contatti umani di tutti i giorni. Cultura come contatto umano, sociale, di scambio e di cornici culturali. Senza di ciò potrai leggere mille o centomila libri ma non potrai mettere in atto nulla di ciò che hai letto perché non avrai il contatto umano per mettere a frutto ciò che hai imparato.

   Nota finale: Tra il 2010 e il 2020 l’Italia ha perso 97.000 giovani laureati mentre i suoi musei perdevano il 75% dei visitatori creando un doppio svuotamento pari a tre miliardi di euro. In Sicilia la cultura non genera “ricchezza” perché i musei vengono sporadicamente visitati quando l’accesso è gratuito ma la dispendiosa gestione la pagano comunque i contribuenti non fruitori; il resto dell’anno tutto rimane nell’oblio.

    Senza vera cultura l'Italia finirà in mano ai cretini. (Ennio Flaiano).

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

Pagina e link collegati a cura dell'Associazione Culturale editrice "Accademia di Arti e Culture".

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            by Rosario Rigano

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