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Politiche del turismo,  dei beni culturali,  dell'ambiente  ed  economico - sociali

 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

  Destagionalizzare il turismo in Sicilia?

 

   Gli inutili bandi della Regione Siciliana creano involuzione.

 

   Destagionalizzare i flussi turistici è una nozione che torna ogni estate come la cura a tutti i problemi che il turismo di massa provoca in Italia come in Sicilia che è cosa diversa. Continuando così a rafforzare l’idea che il turismo di massa sia il male, anche se la realtà economica e storica ci dimostra il contrario.

La destagionalizzazione turistica non è solo un rimedio, ma una scelta su cui si doveva lavorare tanto tempo fa, prima ancora della crisi, per 3 motivi molto importanti:

 

   Sopravvivenza delle realtà fuori degli itinerari classici

   Sviluppo del territorio e delle comunità locali

   Risvegliare il turismo degli italiani nel proprio Paese.

 

   Ho notato però che quando certi mezzi di comunicazione affrontano questa tematica, si delinea l’idea che la destagionalizzazione sia una attività che riguarda i prezzi e i singoli eventi. Basta giocare con i prezzi a ribasso dei posti letto, inserire qualche evento nuovo durante l’anno e il gioco è fatto.

 

   Ma la destagionalizzazione turistica è un lavoro molto più complesso e, sia il ribasso di prezzi che la creazione di eventi, sono una piccola parte di questo lavoro. Soprattutto perché basare una strategia di marketing turistico solo sulla politica dei prezzi è sempre molto rischioso, causerà una bassa qualità e persino quantità.

 

   Secondo me ci sono 3 pilastri molto importanti senza i quali è impossibile parlare di destagionalizzazione.

 

   1. Sviluppare la destinazione turistica.

   La destagionalizzazione turistica è una scelta economica che non dipende dal singolo albergo o comune, ma una scelta che va condivisa e affrontata dal pubblico e dal privato. Per questo motivo, è necessario mettere allo stesso tavolo il settore pubblico e il settore privato, per creare una destinazione turistica completa. Senza questo, qualsiasi destagionalizzazione turistica rimarrà un intento.

 

   Questo perché, come ho detto prima, non basta la creazione di uno sporadico evento per far “piovere i turisti dal cielo”, c’è bisogno di una strategia e di investimenti per creare un progetto completo che porti un flusso più o meno costante al territorio.

 

   Non basta che due strutture ricettive decidano di restare aperte in bassa stagione o che le realtà culturali del territorio allunghino gli orari di apertura; c’è bisogno di una offerta culturale, enogastronomica e ludica,coadiuvata dalla presenza di servizi di aiuto al turista (come un ufficio informazioni attivo, mezzi di trasporto specifici per le esigenze turistiche, ecc…).

 

   2. Investimenti per differenziare l’offerta e promuoverla.

   Marketing, marketing, marketing.

Impossibile pensare allo sviluppo di nuove strategie turistiche senza tenere conto dei differenti target a cui ci rivolgiamo e dei diversi mezzi usati per raggiungerli.

In Sicilia abbiamo un territorio bellissimo, un’offerta culturale vastissima e un ottimo cibo, ma non basta. Siamo in Europa e molti Paesi hanno quest’offerta e noi abbiamo una posizione ultima come metà turistica. Qui il turista non è di passaggio. Noi ci dobbiamo differenziare creando offerte turistiche che rispecchino i desideri e le aspettative dei diversi target che si spostano in bassa stagione.

 

   Una volta fatto questo lavoro, non dobbiamo pensare soltanto a promuovere le nostre offerte attraverso i tour operator che portano i gruppi, ma usare il web marketing.

 

   Oggi pensare alla destagionalizzazione senza una buona strategia di web marketing è fare un buco nell’acqua: il sito, l’advertising e i social media, giocheranno un ruolo decisivo. Sempre più spesso i turisti organizzano le loro vacanze da soli con l’aiuto di internet, soprattutto i turisti che si spostano in bassa stagione, magari per organizzare la gita di un weekend o per una breve vacanza.

 

   3. Impossibile senza l’heritage

   Arriviamo a uno dei punti che mi lascia più perplesso quando sento parlare di destagionalizzazione turistica: eventi “culturali” e “enogastronomici” creati dal nulla, una o due volte all’anno senza un obiettivo preciso, o meglio senza una strategia dietro.

 

   C‘è bisogno di un discorso coerente che presenti un programma più ampio e che risponda a una richiesta latente di turisti che richiedono sempre di più un turismo esperienziale e emozionale. Una richiesta che è ancora più forte durante la bassa stagione, quando i turisti che si spostano hanno richieste culturali più complesse. Ormai però l’emozione unica non è fare assaggiare il vino nella cantina, ma abbinare questo assaggio ad un’esperienza più ampia nel territorio. Per esempio le numerosissime sagre potrebbero diventare fiere di settore.

 

   In una regione come la Sicilia lavorare su questa richiesta passa attraverso il rivolgersi all’ Heritage Tourism, il turismo che interpreta tradizioni, idee e pensieri, creando esperienze uniche, da vivere soltanto in quel luogo e in quel momento.

 

   In Sicilia abbiamo un mondo da far conoscere e il turismo può diventare il mezzo più potente per farlo, durante tutto l’anno. 

 

   Noi avevamo un bel progetto nel cassetto (medio-lungo termine) e pensavamo di proporlo in occasione dell'ultimo bando emanato da ben tre assessorati regionali: Turismo, Beni Culturali ed Economia rispettivamente Pappalardo, Tusa e Armao, con il seguente tema: "Iniziative a sostegno della destagionalizzazione e la valorizzazione delle eccellenze artistiche". Abbiamo tentato in tutti i modi di comprenderne la validità per il turismo ma nel bando leggiamo che è rivolto ai teatri...é di questo che ha bisogno il turismo in Sicilia? E' proficuo investire 50milaeuro o 300milaeuro a progetto per complessi duemilioni e cinquecento mila euro che andrebbero fuori dalla Sicilia per cantanti o attori d'oltre stretto?    

 

 
 
 
 
 
 
 
 

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