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Fiumedinisi (Messina)
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

   Fiumedinisi si trova in Sicilia, nella provincia di Messina, nella Valle del torrente Fiumedinisi sulla sponda destra della fiumara omonima, ad un'altezza di 190 metri s.l.m. e distante meno di 6 Km dalla costa jonica messinese.


   Il territorio si estende su una superficie di 35,99 Kmq, sviluppandosi in altitudine da 53 a 1279 metri. Confina con i Comuni di Nizza di Sicilia, Alì Terme, Alì Superiore, Itala, Mandanici, Roccalumera, San Pier Niceto, Santa Lucia del Mela, Monforte San Giorgio e con la stessa città di Messina.

 

   Nel VII sec. a.C. i coloni greci Calcidesi, attratti dai giacimenti minerari, fondarono, su un’altura nei pressi dell’attuale centro abitato di Fiumedinisi, la colonia di Nisa, e diedero al fiume del luogo il nome di Chrysorhoas (Aurea Corrente). In epoca normanna il centro abitato fu trasferito presso l’attuale sede con il nome di “Flumen Dionisyi”. In questa valle, nel 1197, trovò la cagione della sua morte l’imperatore Enrico VI Hohenstaufen, padre di Federico II (lo “Stupor Mundi”). Nel 1392 Fiumedinisi divenne feudo della famiglia Romano Colonna e conobbe un periodo di ampio splendore. Durante la rivolta antispagnola di Messina del 1674-78 Fiumedinisi rimase fedele alla Corona e i messinesi videro in Fiumedinisi il “Paese più nemico di Messina”. (Laloy).

 

   Per questo motivo il paese fu saccheggiato dai messinesi i quali depredarono ovunque, “commettendo sulla popolazione eccessi inenarrabili”. (Galati). La ricostruzione avvenne per opera del Re Carlo II il quale espresse la sua “reale gratitudine” con un messaggio ancora oggi leggibile su una lapide posta sul prospetto principale della chiesa Matrice. Fiumedinisi fu pesantemente colpito dalla epidemia di peste del 1743 e profondamente devastato dalla tremenda alluvione del 1855 la quale causò la perdita di importanti strutture produttive tra le quali la fabbrica di Mussola, che dava lavoro a più di mille persone, e la fonderia mentre lo stabilimento cartaceo di S. Giorgio subì dei danni. Fino agli inizi degli anni 60 dello scorso secolo a Fiumedinisi era attiva l'estrazione mineraria.

 

   Uno dei monumenti più importanti, è sicuramente il Castello Belvedere che, situato sulla cima del Monte Belvedere a m. 743 sul livello del mare, domina tutta la vallata ed è visibile anche da molto lontano. La sua posizione strategica permetteva la comunicazione visiva con gli importanti castelli di Scaletta Zanclea e Sant’Alessio Siculo. La fortezza fu realizzata nel IX sec. in periodo di dominazione saracena. In seguito i Normanni adibirono il maniero a residenza del Signore del luogo. Dopo varie vicissitudini e soggetto alle diverse dominazioni che nel tempo diedero al castello diversi proprietari, solo dopo il 1900 il suddetto fu donato dal Duca Giovanni Antonio Colonna Romano Sonnino al Comune di Fiumedinisi.

 

   Un altro monumento che ha per Fiumedinisi un’importanza molto rilevante, è il Palazzo della Zecca, che venne costruito nel 1669, ovvero nel periodo più florido per il paese, per l’intensificarsi dell’attività mineraria del territorio. Secondo la tradizione la Zecca dovette funzionare durante il periodo della rivolta anti-spagnola, a causa dell’impossibilità momentanea di poter disporre della Zecca Reale di Messina. Nel XIX sec. il palazzo fu frazionato e venduto per civili abitazioni, tranne nella sua parte principale che è stata acquistata dal comune di Fiumedinisi e recentemente restaurata.

 

 

 
 
 
 

 

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