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Fondachelli Fantina (Messina)

 

 

 

 

   Chiamata anticamente Canneto, il nome di Fondachelli deriva da un fondaco, nome con il quale era indicato il quartiere Chiesa. Il fondaco (fondaco più il suffisso diminutivo -ello, fondachello, ovvero un piccolo fondaco, pron. fóndaco, dal greco πάνδοκος, albergo, attraverso l'in arabo: فندق‎, funduq, letteralmente "casa-magazzino") era un edificio (o un complesso di edifici) di origine medievale, che nelle città di mare svolgeva funzioni di magazzino e, spesso, anche di alloggio per i mercanti stranieri. Mentre il toponimo Fantina sembra derivare da fantinia, a sua volta derivato da "infante" ("bambino") più il suffisso "-ina", o da fante ("soldato di fanteria").

 

   E' uno degli ultimi comuni di Sicilia in cui si parla la lingua gallo-italico di Sicilia, la cui diffusione è dovuta alle migrazioni medievali durante la dominazione normanna della Sicilia di soldati e coloni lombardi provenienti dai territori della marca Aleramica nell'Italia nordoccidentale. La posizione geografica isolata del paese ne ha favorito una migliore conservazione.

 

   Il Comune di Fondachelli Fantina si trova in provincia di Messina, a circa 604 metri sul livello del mare tra Novara e Francavilla di Sicilia, all’estremo limite dei monti Peloritani, nel punto in cui tendono a degradare verso il mare. I monti che circondano il Comune formano una grande conca dentro cui si apre il letto del torrente Patrì, lungo i quali sono sparsi i vari quartieri del Comune. Da un lato c’è la catena dei Peloritani , composte geologicamente da scisti cristallini , con monti abbastanza alti, come il Monte Bonavita di 1232 metri e Pizzo Polo di 959 metri; dall’altro lato si innalza in posizione trasversale il gruppo calcareo di Rocca Salvatesta con i suoi 1340 metri e le Rocche di Durante con 1209 metri di altitudine, che appartengono alla Catena dei Nebrodi. Quindi Fondachelli Fantina si trova proprio in mezzo alle due catene montuose. Da Rocca Salvatesta si può osservare un vasto panorama: il Santuario di Tindari, le Isole Eolie, Capo Milazzo, la Calabria , lo Stretto di Messina e l’imponente Etna. Ai piedi della Rocca si estende una fitta pineta, chiamata il “bosco” dalla gente del luogo e protetta dalle guardie e dagli operai della forestale.

 

   Trefontane, Acquamenta e Cugno Merro sono nomi di località montane e dei tre principali affluenti di testa del Patrì, quelli che per oltre un secolo hanno spinto a valle, durante le alluvioni, interi terreni destinati a pascolo e a seminativo.; in prossimità della frazione di Fantina , distante sette chilometri circa da Fondachelli , dove la valle si restringe, il Monte Baratta , con i suoi 1032 metri, da dove nasce il torrente omonimo, sovrasta i quartieri di Pernina, Baghigno Dodaro, Masseria e Raiù , tutti disabitati dopo l’alluvione del 1973. Sui quartieri di Carnale, Giarra e Fantina sovrastano Pizzo Rossa e Monte Guggitto mentre dietro Ruzzolino e Serro si innalzano i monti Serro Vento e Buon Riposo.

 

   Il territorio del Comune è stato soggetto a profondi mutamenti , dovuti all’azione continua delle alluvioni, che hanno creato conseguenze spesso tragiche e devastanti. L’alluvione del 1880, dopo tredici giorni di pioggia continua, fece scomparire intere borgate, e già da allora si capì che l’unico rimedio era il rimboschimento, invece si continuò a disboscare i terreni per far posto ad aree da seminare , specie nelle terre erte e a pendio. La situazione peggiorò sempre più, col succedersi di altre alluvioni, fin quando col sopraggiungere dell’Autonomia amministrativa da Novara di Sicilia, avvenuta il 20 giugno del 1950, le frazioni di Fondachelli e di Fantina ebbero la possibilità di poter fare uso dei poteri legislativi e dei mezzi finanziari, anche grazie all’aiuto della Cassa per il Mezzogiorno, per mettere un freno al degrado del territorio, con opere di rimboschimento e contenimento, iniziando e realizzando varie opere pubbliche.

 

   Gravi danni al territorio furono causati anche dalla attività mineraria sviluppatasi tra il 1720 e il 1880, che contava ventisei miniere sparse nel territorio di Fondachelli e di Fantina. Le miniere richiedevano molto legname per sostenere le volte delle gallerie; questi tunnel sotterranei indebolivano peraltro la stabilità dei terreni. Più le montagne venivano degradate e più aumentava la pericolosità del torrente Patrì.

 

   Molto è stato fatto ma di fronte all’ampiezza del dissesto ambientale, gli interventi sono ancora insufficienti. Sono stati gli anni ’50 anni di rinascita , di risveglio dopo anni di abbandono e povertà. Così sorsero strade che mettevano in comunicazione i vari quartieri, furono costruite case e acquedotti. La popolazione arrivò a circa 3700 abitanti, ma già nel 1951 un’alluvione danneggiò bastioni, orti e case, e un altro nel ’58 sotterrò anche un mulino e alcune case di Ruzzolino, vicino alla fiumara. La furia del torrente e del nubifragio ha colpito ancora venti anni dopo con l’alluvione del 1973, quando una valanga di acqua, fango, detriti e grossi massi, ruppe argini, case, sconvolse gli orti e seminò anche la morte; ci furono quattro morti, tanto spavento, l’esodo di circa seicento persone e il completo spopolamento della frazione Raiù, la più colpita. Frane, smottamenti e straripamenti hanno continuato a colpire sempre in maniera imprevedibile posti diversi della vallata ed oggi i quartieri abbandonati sono tanti: Pernina, Masseria, Baghigno Dodaro, Sant’Antonio, Belardo e Serro Ruzzolino.

 

   La posizione geografica di Fondachelli Fantina ha preservato il tipico dialetto Gallo-Siciliano che ha origini durante la dominazione Normanno-Svevo (1061–1266) periodo nel quale emigranti del nord Italia si installarono nell'area.La città passo sotto il controllo della famiglia Palizzi fino al 1353, quando la famiglia Gioiemi di Novara ne prese possesso. Tra il 1720 e il 1880 numerose fu famoso come centro minerario (26 mine sparse nei dintorni del paese), Fondachelli-Fantina è diventato comune autonomo nel 1950 per distacco da Novara di Sicilia da cui dista 13 km. Numerose sono state le alluvioni in questo luogo 1880, 1951, 1958. Nel 1973 un'alluvione causò una frana dai Ritagli di Lecca (chiamati anche "Baata" dagli abitanti) che travolse gli abitati del quartiere di Raiù causando la morte di quattro persone, il quartiere venne di seguito abbandonato dai superstiti e ad oggi si è conservato quasi intatto. 

 

 

 
 

 

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