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Galati Mamertino (Messina)
 
 
 
 
 
 

 

 

   Galati Mamertino (Jalati in siciliano) è un comune italiano di 2.805 abitanti della Città metropolitana di Messina in Sicilia, il quale presenta la forma di un'aquila ad ali spiegate che spicca il volo in direzione Nord.

 

   È un comune del Parco dei Nebrodi che dista circa 95 chilometri ad ovest da Messina e circa 150 ad est da Palermo.

 

   Il comune nebroideo si innalza ad un'altezza di 810 metri sul livello del mare ed è uno dei "quattru paisi di li funci" insieme a Mirto, Frazzanò e Longi. È un centro per lo più agricolo che vanta numerosi tesori e che conserva ancora un assetto urbanistico tipico dei quartieri medievali. Il territorio è ricco di noccioleti ed uliveti, faggete e quercete. Il centro cittadino si snoda tra la principale Piazza San Giacomo e la Chiesa Madre. Percorrendo le stradine dell'abitato galatese, ci si imbatte nelle altre Chiese e varie viuzze molto caratteristiche.

 

   La fondazione di Galati Mamertino non ha una precisa collocazione nel tempo, ma uno storico locale la fa risalire alla Calcte di Ducezio, un condottiero dell'antica epoca siculo-greca. Il nome di Galati, dall'arabo Qal'at che vuol dire rocca, si riferirebbe alla rupe su cui sorge il paese; l'appositivo Mamertino invece si ricollega ad un antico popolo siculo che si professava discendente del Dio Marte. Il borgo sorge in età araba normanna e sin dall'inizio del Rinascimento fu una città murata, con cinta muraria avente due porte: LA PORTA MARINA che sorge nel pressi della Chiesa di S. Caterina, e la Porta Montana, vicino la chiesa di S.Martino, oggi chiesa del Rosario. La strada d'accesso al paese, sino dall'antichità, saliva dalla contrada Paratore e penetrava nel centro abitato dal quartiere del Fondaco, ove vi era l'unica fontana di acqua potabile (l'odierna ‘a Funtana) che, a rigore di logica, doveva essere inglobata all'interno della cinta muraria.

 

   Il palazzo del Principe è un'ispirazione di stampo tardo cinquecentesca, e fu costruito nella seconda metà del XVI secolo durante la Dinastia del Lanza. L'ingresso principale realizzato in pietra serena è sovrastato dallo stemma della famiglia Amato, infatti Il primo ad abitare nella sontuosa costruzione fu Don Filippo I Amato. I portali interni del palazzo, che danno sulla loggia che si ispira a Montorsoli, sono ricchi di ornati e di figure in bassorilievo; il palazzo inoltre è formato da numerose stanze, compreso il grande salone dove il Barone o il Principe, oltre alle feste, teneva i suoi consigli di Governo insieme coi Nobili e i Dignitari e nominava i Magistrati. Si dice anche che, il principe, quando non poteva recarsi in chiesa, seguisse le funzioni religiose dal balcone che si affaccia sul sagrato della Matrice. Due delle caratteristiche di questo palazzo sono anche l'atrio e la corte aperta sul giardino.

 

   Ruderi Castello

In questo castello, di cui restano ormai solo i ruderi, per quattro secoli si svolse la vita feudale di Galati. L'edificio era in posizione ragguardevole sia per sicurezza che per possibilità di controllo del territorio, era dotato di un importante apparato di fortilizi posti nei dintorni. Costituiva l'ultimo bastione del complesso difensivo della vallata formato, oltre che da quello di Galati, da quelli di Bufana (S. Salvatore di Fitalia) e di Beddumunti (Frazzanò). Un autore anonimo scrisse che “il castello aveva molte belle stanze e cisterne” e la magnificenza di Don Antonio Amato Principe di Galati (1643 - 1667) vi faceva rinchiudere i delinquenti, giacché i Principi del tempo esercitavano anche il potere giudiziario. Nel 1124 Adelasia d'Aragona vi fece costruire il priorato dedicato a S. Anna, santa a cui lei era devota. Nel 1320 fu ceduto da Federico II di Svevia, detto il Barbarossa, a Blasco Lancia e nel 1644 passò a Filippo Amato col titolo di principato. In seguito il comune divenne autonomo.

 

   Museo etnoantropologico

All'interno vi è custodito il calco di un elefante nano alto circa 2 metri, vissuto in Sicilia circa 200.000 anni fa, trovato a Carini, l'originale è custodito nel museo Maugeri di Palermo.

 

 
 
 
 

 

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