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Gualtieri Sicaminò (Messina)
 
 
 

 

 

   Il territorio compreso dentro gli odierni confini comunali corrisponde agli antichi feudi di Gualtieri (o Guateri) e di Sicaminò, che per tanti secoli hanno avuto vita separata. La loro unificazione amministrativa data dal 1° gennaio 1836 (R.D. 20.7.1835, n. 2888). La più antica notizia del "casale" di Sicaminò (termine greco che significa "gelso") risale all'anno 1100, quando la chiesa di S.Nicola di Sicaminò venne donata dal conte Ruggero I all'abbazia basiliana di Santa Maria di Mandanici. L'appartenenza ai monaci di rito bizantino è confermata dalla colletta eseguita negli anni 1308-1310, allorché la chiesa era gestita da un cappellano "greco" di nome Domenico. Il documento più importante su questo casale è senza dubbio il privilegio col quale, nel 1125, Ruggero II d'Altavilla ne concesse il possesso al milite Gualtiero Gavarretta. Nel 1271 il feudo appartiene a Giovanni Sicaminò, discendente di Gavarretta.

 

   Successivamente, in conseguenza di matrimoni ed interessi reciproci, la baronia passa alle famiglie Faraci (1453) e Stagno (1576). Infine, nel 1756, essa diventa possesso degli Avarna. Francesco Avarna, nel 1769, riedificò l'antica chiesetta che nel frattempo era andata distrutta. Nel 1792, il figlio Bartolomeo la fece elevare a parrocchia e la tolse alla giurisdizione della Prelatura di Santa Lucia, assegnandola all'Arcidiocesi di Messina. Oggi la chiesa dipende dalla parrocchia di Condrò, piccolo centro col quale esistevano in passato legami molto stretti. Già nel 1436, infatti, Giovanni Bonfiglio, barone di Condro, otteneva la concessione di una salina a Sicaminò e intorno al 1520 i condronesi erano soliti raccogliere la legna nel bosco di quel feudo.

 

   Fino al 1793 Sicaminò fu un feudo disabitato. Solo in quell'anno, infatti, il barone Bartolomeo Avarna ottenne da Ferdinando I di Borbone la “licentia populandi”. Nel 1798 si contavano già 205 abitanti. Il più antico documento su Gualtieri è il privilegio col quale Federico II di Svevia, nel 1212 trovandosi a Spira (in Germania), conferma al milite Guglielmo Marino il possesso del feudo, già tenuto dal nonno Marino Marino. Per diversi secoli il feudo rimarrà in possesso di questa nobile famiglia. Il 30 marzo 1625, per concessione di Filippo IV, Domenico Marino acquisisce il titolo di “duca di Gualtieri”. Nel 1649, in seguito alle nozze di Elisabetta Marino con Domenico Graffeo, principe di Partanna, il feudo passa a quest'ultima famiglia. Il 16 dicembre 1800 la ducea di Gualtieri viene acquistata da Bartolomeo Avarna, barone di Sicaminò. Ma i due territori, pur riuniti nella persona dello stesso feudatario, continueranno ad amministrarsi separatamente.

 

   Sarà il duca Carlo Avarna, Primo Ministro del Regno delle Due Sicilie, a condurre    in  porto nel 1835 l'unificazione dei due Comuni. Probabilmente il territorio del casale in passato si estendeva fino alla spiaggia del mar Tirreno, perché il Camilliani attesta che nel 1584 Gualtieri mandava un uomo a cavallo per sorvegliare, nelle ore notturne del periodo estivo, un  tratto del  litorale di Giammoro. Dal punto di vista ecclesiastico, Gualtieri ha fatto parte della Prelatura di Santa Lucia, fatta eccezione per il periodo 1650-1750, durante il quale giurisdizione venne esercitata dagli arcivescovi di Messina. E’ probabile che il provvedimento di natura religiosa abbia avuto anche conseguenze "civili", perché nei censimenti anteriori al 1806 la popolazione di Gualtieri viene conteggiata fra quella dei "casali" di Messina. Il terzo insediamento, quello di Soccorso, ha anch'esso origini molto antiche. Fino al 1845 era costituito da due distinti villaggi, Soccorso Gaedera (o Gaedara) e Soccorso Cròpani, unificati per decreto di Ferdinando II di Borbone e assegnati al Comune di Gualtieri Sicaminò.

 

   II nome del casale Gaedera è citato in un  documento del 1195 col quale Enrico VI di Svevia conferma al monastero cistercense di Roccamatore (Tremestieri) la donazione dei tre feudi di Campo Caggeggi e Paparcudi fatta da Bartolomeo de Lucy, conte di Paternò. Tutt'oggi la zona di Soccorso corrispondente all'antico casale di Gaedera viene indicata col nome di Casale Vecchio. La parrocchia di Santa Maria dell'Itria di Gaedera, istituita nel 1600, aveva giurisdizione spirituale su un territorio vastissimo che comprendeva i feudi di Sicaminò, Campo Caggeggi, Paparcudi, Camastrà, Cattafi e Pace. Sul territorio di Cròpani, invece, unica notizia in nostro possesso è quella tramandataci dal Barberi che cita una donazione fatta nel 1396 dal re Martino e dalla regina Maria a favore di Ludovico d'Aragona, allora Maestro Razionale del Regno.

 

   La chiesa intitolata a Santa Maria del Soccorso esisteva già nel 1560. Ma fu solo nel 1632 che monsignor Vincenzo Firmatura, abate di S. Lucia, elesse la Madonna del Soccorso a santa patrona del casale,  fissandone  la festa al  22  di  agosto. Nel 1650, cosi come avvenne per Gualtieri, anche Soccorso passò per un secolo (fino al 1750) dalla giurisdizione ecclesiastica della Prelatura di Santa Lucia del Mela a quella dell'Arcidiocesi di Messina.

 

 

 
 
 
 

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