Secondo il comune intendere,
l’identità siciliana sarebbe insita in ciò che ci è
stato propinato, inculcato sin dalle elementari; che
tutto il nostro bagaglio identitario sarebbe così
legato ai celebrati greci e poi i romani, a pupi e
carretti siciliani, arance e mandarini. Tra l’altro,
storie mal narrate, distorte e spesso infondate, che
poco o niente hanno a che fare con il vero siciliano
che sostanzialmente in quelle rappresentazioni non
c’é. Oggi qui vive un siciliano, ignaro deluso,
smarrito, ironico, disincantato e sovente indolente.
Disorientato quando gli si chiede della sua identità
storica siciliana o peggio da quale periodo essa
possa essere datata.
Il libro spiega perché non possono essere le
istituzioni a determinare ed imporre una identità di
popolo, sulla scorta delle ideologie del dirigente o
assessore del momento, ma bensì il cittadino, la
persona che, dopo aver indagato, letto, studiato gli
eventi che si sono succeduti nei tempi e nei luoghi
interessati, fatto proprie le caratteristiche che
secondo lui sono determinanti al fine identitario di
ciò che uomini, popoli e loro idee, hanno causato o
subìto nella nostra isola.
Ecco perché ritengo indispensabile studiare le fasi
preistoriche, protostoriche e storiche che ci
riguardano. Immigrazioni, invasioni, dominazioni,
culture e civiltà che hanno attraversato la Sicilia.
L’identità si forma nel corso di un tempo illimitato
e contiene una miscellanea di elementi e valori
quali le culture, i saperi, le ambizioni, le
aspettative sociali, la lingua, il folklore
(sapienza di popolo che comprende anche i proverbi -
Aristotele che scrisse un libro di proverbi, li
ritenne “frammenti di un’antica sapienza…”),
amori, passioni, sentimenti ed emozioni che si
tramandano per mezzo di scambi sociali che non si
possono insegnare ma solo manifestare.
Tiriamo le somme e ricaviamone un’identità per
questi siciliani. Ah, alla Regione c’è pure un
assessorato, dirigente, funzionario, assessore,
uffici, impiegati e quant’altro di rito.
Rosario Rigano
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