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   Acireale 06/06/2021

    Anno scolastico 2020/2021

   L’Associazione Culturale editrice “Accademia di Arti e Culture” di Acireale, grazie ad un accordo di partenariato con l’Istituto comprensivo Paolo Vasta di Acireale ha sviluppato e realizzato, in qualità di partner, il percorso formativo “Formazione della cultura siciliana” in merito al progetto regionale: “Alla ricerca delle mie origini, l’Identità siciliana e la tutela dell’ambiente” ai fini di attività educative culturali. Il percorso formativo è stato sviluppato e presentato, in un tempo di oltre due mesi, dall’esperto, nominato dal cda dell’Associazione in qualità di narratore, scrittore e giornalista Rosario Rigano. Al progetto hanno partecipato, in incontri scaglionati ed in piena osservanza delle più rigorose normative anticovid, 12 classi per un totale di 212 ragazzi di 1^ e 2^ media, con la presenza dei loro rispettivi insegnanti, ai quali, alla fine dell’evento, sono stati donati, da parte dell’Associazione Culturale editrice “Accademia di Arti e Culture”, ben 212 libri “Antologia dell’Etna”. Nel corso degli incontri è stato anche presentato in assoluta anteprima, il libro “Siculina. Tempi Luoghi Eventi - Origini e identità di un popolo: Siculi, sicelioti e siciliani” che sarà pubblicato entro la prima decade del mese di settembre p.v. che sarà disponibile, come i tre precedenti già pubblicati, nelle vetrine libri dei principali distributori nazionali come pure su Amazon libri e Google Books.

   Link di verifica > http://www.siculina.it/I_libri_di_Siculina.htm .

   In merito, la prima domanda posta ai ragazzi è stata la seguente: Da quale punto della storia o protostoria inizia l’identità siciliana? I ragazzi hanno in seguito ben compreso che l’identità è cosa assai complessa, che va’ ricercata in ragione delle proprie conoscenze ma sostanzialmente ha radici assai complesse e lontane nel tempo. Che ogni popolo o comunità umana sviluppa una propria identità culturale, cioè un modo particolare di considerare la vita e il mondo; sostanzialmente considera l’identità personale come l’insieme di caratteristiche in cui ogni individuo si riconosce e si identifica in virtù delle proprie conoscenze. Che gli influssi delle dominazioni hanno poco influito se non con alcuni detti e parole che hanno arricchito la nostra parlata. Che l’Unesco ha riconosciuto la lingua siciliana come lingua madre e non come dialetto della lingua italiana. Che in sostanza le origini sono una cosa e che l’identità, a causa della complessità storiche, è un’altra cosa.

   Andiamo per ordine

   Nota di colore: Anche al governatore Musumeci è stata posta la stessa domanda durante in incontro a Palazzo d’Orleans: “Presidente, che significa assessore all’identità siciliana?

   Musumeci: Le risponderò quando lei mi avrà detto cosa significa identità siciliana (visto che l’assessorato non l’ho inventato io). Ho chiesto agli uffici preposti all’identità siciliana, si sono guardati in faccia e non mi hanno risposto. Se nessuno di quelli addetti ai lavori mi sa rispondere vuol dire che si tratta di una fesseria.

- In effetti, mi chiedo: Di cosa si occupa l’assessorato all’identità siciliana? Pure io ho chiesto e la risposta è stata la seguente: “Si documenti sul sito”.

   Questo passaggio è d’obbligo perché evidenzia lo “smarrimento” di moltissimi studenti allorché vorrebbero documentarsi in merito. Per poter parlare di “identità siciliana” occorre prima ben documentarsi su origini, evoluzioni, storia e dominazioni che si sono avvicendate nella vita del popolo siciliano. La Sicilia, dal punto di vista identitario, è stata modellata da tutto ciò che in essa è accaduto a causa o per merito dell’uomo. Altra cosa sono le caratteristiche naturali che non concorrono con la creazione dell’identità.   

   Veniamo al programma destinato ai ragazzi che è stato il seguente: Note sull’identità siciliana nella ricerca delle origini ai nostri giorni tra culture e civiltà che si sono avvicendate.

   Ho ritenuto iniziare il percorso dall’epopea dei Siculi e dai dati certi verificati alla luce di nuove scoperte archeologiche; loro interazione nelle culture e civiltà (matriarcali) castellucciane già presenti nell’isola e poi a ritroso nel tempo fino alla cultura matriarcale di Stentinello. A supporto di ciò ho illustrato libri e dispense come bibliografia degli stage.

   Analisi e considerazioni sui primi coloni greci, tra Dori, Corinzi e Calcidesi fino all’invasione dei romani.

   Argomenti: Gli approdi dei Siculi. Ai ragazzi è stato spiegato come oggi è possibile documentare tale fatto in modo esaustivo e per certi versi quasi scientifico perché i dati provengono da studi certosini da parte di ricercatori, archeologi, glottologi e genetisti questi ultimi dell’università di Bologna. La lunga storia di questo popolo, la sua cultura e per certi versi civiltà. Non si trattava di tribù ma di un vero popolo. La presenza dei Siculi viene solo accennata dai filosofi greci ma, oggi siamo in grado di documentare che proprio loro si mescolarono ed integrarono con i Siculi da cui presero il nome di Sicelioti.

   Le fonti: Sono diverse le fonti cui attingere per documentare facies, usi, costumi, arte e scoperte di questo popolo, la fonte più attendibile circa gli sbarchi di questi Siculi è quella dello storico e logografo Ellanico da Lesbo nativo di Mitilene. Non è stato semplice trovare le indicazioni fornite da questo storico greco perché i più noti folosofi hanno consentito che gran parte dei suoi studi andasse disperso.

   I luoghi: Ellanico indica la costa ionica siciliana come uno degli sbarchi o approdi dei Siculi. Tutto ciò è stato suffragato da ritrovamenti a seguito di scavi in molte parti della costa. Molti sarebbero stati cancellati anche dalla colata lavica del 1669 che giunse fino a mare cambiando quindi la conformazione del litorale. Uno dei più interessanti da questo punto di vista è il tratto che va’ da Naxos a San Giovanni Li Cuti ma, il punto centrale sembra essere l’area compresa tra le isole Ciclopi (Aci Trezza) e Santa Tecla (Acireale). Un punto di sbarco documentato è Capomulini (Acireale) con percorso verso contrada Anzalone (Acireale e poi Reitana (Acicatena). 

   Prima di dare inizio al confronto con questi ragazzi di prima e seconda media mi sono posto una domanda: Questi giovani studenti sono preparati per ricevere informazioni di argomenti che dovrebbero già essere loro patrimonio di cultura ma che invece non trovano riscontro nei libri di testo in cui addirittura troveranno tutt’altro? Oggi, alla luce di nuovi dati scaturenti da fonti più aggiornate, non è più tempo di arrovellarsi il cervello cercando di decifrare Agatocle, Tucidide, Erodoto, Dionigi o Diodoro Siculo, abbiamo tutti gli elementi e gli strumenti per ammodernare testi astrusi, obsoleti e poco chiari come pure falsati da erronee interpretazioni o traduzioni.

   Discussione su basi della Geostoria: Fino a qualche anno fa Storia e Geografia erano due discipline distinte. Oggi non è più così perché risulta impossibile studiare un fatto storico senza fare riferimento allo spazio in cui si è verificato. Anche la Geografia deve tener conto del tempo: un fatto geografico, come l’andamento della popolazione in un determinato luogo, deve essere considerato nella sua successione temporale. Dunque Storia e Geografia si intrecciano a tal punto da permetterci di studiarle come un'unica disciplina, che oggi chiamiamo Geostoria. Identità di un popolo, nel nostro caso l’identità siciliana.

   Perché l’identità siciliana viene da molto lontano

   Il tema dell’identità siciliana è una lunga e complessa storia da indagare e proprio perché nessuno, finora, ha seriamente messo mano ad una ricerca che non si accontenti di superficiali o retorici riferimenti, ho profuso il mio impegno in questa narrazione che trae spunti da ricercatori, storici, cultori, archeologi, glottologi ed appassionati di ogni genere. Perché identità è storia, provenienza, origini, mutazioni ed evoluzioni. Al primo posto metto Sir William Jones, senza di lui sapremmo decisamente poco sulla madre delle lingue indoeuropee cioè il Sanscrito. Sapremmo poco circa la correlazione tra la lingua siciliana, la lingua dei Siculi e appunto il Sanscrito. Ai ragazzi sono state elencate numerose parole della lingua siciliana con chiare corrispondenze con il sanscrito; per molti versi è stato anche divertente.

   La mia ricerca mette al centro la lingua di un popolo, le sue radici e mi sono fidato dell’esperienza di più glottologi per giungere a conclusioni che potessero far luce su molti “forse”, “presumibilmente” e “ipotesi di ogni genere”, spesso scaturenti da racconti mitologici o per sentito dire, come nel caso di Erodoto che paragono ad Emilio Salgari.

   Spiego (con degli esempi) che la lingua di un popolo è la sua anima. Rivela ciò che ha perso, ciò che ha ottenuto, ciò che vorrebbe essere e ciò che invece è. Questa è ormai la nostra anima che ha accolto, diffuso e rimarcato colpe e paure che non conosceva e da cui è stata letteralmente invasa con le armi dell'assolutismo mediatico.

   Le lingue costituiscono "anime senza confini e senza delimitazioni, sono riflessi dell'infinito" ha scritto Claude Hagége in un saggio dal titolo "Morte e rinascite delle lingue" (Feltrinelli). Le lingue, o la lingua in senso più generale, è patrimonio di civiltà, è il patrimonio identitario di un popolo. La letteratura è lingua. La lingua crea i vari linguaggi. Soprattutto nel Sud (terre di frontiera o di confine con il mare) questa realtà si presenta con delle forti caratterizzazioni.

   Obbligo citare e spiegare l’operato e il pensiero di Claude Hagége noto linguista francese con specializzazioni che spaziano dall'arabo al cinese e dall'ebraico al russo che sottolinea ancora: "Le lingue non consentono solo di parlare o di scrivere per rappresentare, ben oltre la nostra scomparsa fisica, la nostra storia, ma la contengono. Tutti i filologi, o tutte le persone che nutrono curiosità per le lingue, sanno che in esse si depositano tesori che raccontano l'evoluzione della società e le avventure degli individui. La lingua è un patrimonio e come tale è un bene culturale non solo depositato ma soprattutto in costante divenire.

   Le espressioni idiomatiche, le parole composte hanno un passato che mette in scena personaggi viventi. La storia delle parole riflette quella delle idee. Se le società non muoiono non è solo grazie agli storici e ai narratori ufficiali, ma anche grazie al fatto che possiedono delle lingue, e dalle lingue sono narrate". la lingua è dentro la storia culturale dei popoli.

   La domanda iniziale che noi tutti ci dobbiamo porre, secondo quel metodo della “ricognizione dei termini” tanto caro ai sofisti alla Gorgia da Lentini, è che cosa si intende per identità. (*I sofisti sono intellettuali a pagamento che si spostano ad Atene per educare alla politica e al dibattito i figli delle famiglie aristocratiche o emergenti). Quindi i Sofisti rappresentavano una corrente filosofica del tempo. (Ampia spiegazione su cosa erano e pensavano i sofisti).

   E la risposta ovvia, ma non tanto, è che, calati nella storia come siamo, per identità dobbiamo intendere ciò che resta di costante e di fisso nello scorrere del tempo. Una indagine sulle identità è, dunque, scoperta degli elementi di stabilità rispetto a quelli precari.

   L’identità siciliana, più che altre identità, proprio per i forti tratti di fisicità che segnano i confini dell’Isola, è soprattutto legata alla sua storia, al succedersi nel tempo di eventi ma in primo luogo di culture.  “altre”.

   È dunque un’identità come risultante di processi di integrazione di ceppi nuovi su tronchi antichi (immigrazione di vario genere e provenienza). E la Sicilia, proprio per questo motivo, ha sviluppato un’attitudine all’integrazione stupefacente che riesce a coinvolgere, nell’arco di pochi anni, in un unico destino il rapporto, che dovrebbe. ma non è, essere conflittuale, fra dominanti e dominati.

   L’identità siciliana è, dunque, sedimentazione di identità che esprimono un sincretismo culturale, forse unico nella storia delle esperienze dell’Occidente ma che va indagato nelle sue probabili origini nel lontano Oriente. A riprova che la lingua siciliana trova moltissimi riferimenti e derivazioni dalla veneranda lingua sanscrita.

   Questo processo di integrazione è stato agevolato da un tratto significativo che indichiamo nella tensione, al presente caratterizzata da un forte e maturo realismo. C’è sempre un momento iniziale dal quale partire che è necessario indagare per comprendere gli sviluppi successivi.

   Oggi, in un tempo in cui l’omologazione indotta dei media, ha fortemente inciso sui valori identitari, oggi nel momento in cui visioni globali rendono liquidi gli elementi fondanti delle culture, l’attenzione di un ceto dirigente che vuole costruire il futuro non può non occuparsi dei valori identitari gli unici che possono dare sostanza ad un progetto politico che guardi oltre al contingente.

   Comprendono bene che la prima cosa che viene in mente è la lingua materna con cui si cresce e ci si forma, in secondo luogo gli ambiti culturali che discendono dalla tradizione propria di quel popolo. (Esperimento riuscito).

   Spiego perché siamo rimasti fondamentalmente e culturalmente siciliani: Identità è un concetto complesso, e non sempre chiaramente compreso. Almeno nella sua natura intrinseca. Spesso per identità si intende quel retaggio ‘popolare’ che si manifesta in modi e forme di folklore lontanissime dall’identità culturale vera di un popolo. L’identità è razionalità, conoscenza”. Tacito sentimento, presumo sia stato, che l’identità non può e non deve essere qualcosa che ci hanno imposto per millenni e che noi alla fine non abbiamo neppure accettato e la prova sta nel fatto che alla lunga ha prevalso il valore della sicilianità ovvero quello che ci distingue per cultura originaria, per accoglienza ma anche sopportazione, per intelligenza e per senso di adattamento a tutte, quasi tutte le difficoltà che nel corso dei millenni abbiamo incontrato e di cui ne paghiamo tutt’ora le conseguenze. Ovvero lo stato di arretratezza industriale e quindi economica come per quella infrastrutturale e governativa.

   Breve osservazione sulle sagre intese come identità attraverso il cibo e con cui molti paesi della Sicilia propongono l’immagine dei propri luoghi ma, non sono segni di un’identità, bensì semplici eventi popolari. Manifestazioni in cui persone si radunano per evasione, dove il cibo è un pretesto, ma dove non si rintracciano “riti” ancestrali che pur rinnovandosi caratterizzano un popolo. Dibattito anche sul termine “folclore” che significa “sapere/sapienza di popolo” quindi la cultura diffusa tra tra la gente da cui nascono anche i proverbi.

   Ribadisco che lingua e cultura vanno sempre di pari passo. Nel nostro caso ha “parlato” prima la cultura insita nei reperti e poi la lingua tramandata a mezzo di essi. Gli eventi indiscussi: Si può chiudere un ciclo, un’epoca, uno spazio di tempo dotato di particolari caratteristiche mai l’dentità.

   Altro passaggio importante è stato il discorso sulla Scuola Siciliana del 1200, sull’azione dei Copisti Toscani nel toscanizzare la Romanza Siciliana di Giacomo da Lentini, Pier delle Vigne ed altri e della citazione dello stesso Dante Alighieri nel suo De Vulgari Eloquenzia in favore di essi nel momento storico di Federico II°.

   Il difficile momento della cultura in una scuola di per sé in impasse.

   Niente di quanto trasmesso ai partecipanti ha trovato riscontro nei loro libri di testo; pur tuttavia alcuni di essi hanno una infarinatura generale forse trasmessa da valenti insegnanti, dai genitori o da parenti più anziani. Nessuna soluzione quindi e nessuna via d’uscita se questa scuola non viene ripensata a partire dalla secondaria di primo grado. La scuola deve forgiare i futuri cittadini e la classe dirigente di domani. I libri di testo attuali consentono ridottissimi spazi di manovra possibili solo grazie ad iniziative personali di insegnanti che pur tuttavia sono costretti ad agire ed operare dentro il perimetro imposto dal ministero. Non registro allo stato attuale significative evoluzioni nei libri di testo disponibili.

   È inaccettabile la misera proposta fornita, da detti libri di testo, già dalle elementari per quanto concerne l’immenso patrimonio culturale, storico artistico, architettonico che contiene la regione Sicilia documentabile ufficialmente sin dal 6500 a.C. La Sicilia è stata teatro di una tra le più importanti miscellanee di civiltà, culture e avvenimenti d’Italia e tutto ciò gli studenti siciliani debbono prendere coscienza sin dall’inizio dei loro studi.

   Neanche i libri delle cosiddette medie contengono le parti più importanti dell’immenso patrimonio storico-culturale e identitario siciliano se non la solita “pappina riscaldata” dei greci e dei romani come se prima ci fosse il nulla e la storia iniziasse da lì. Per creare una vera identità occorre che lo studio della geostoria abbia come epicentro il luogo natìo inteso come città per poi irradiare la ricerca ai comuni vicini, alla provincia e poi a tutte le altre ed infine alla regione per poi espandersi a tutto il resto nazionale, continentale e mondiale.

   Arrivo a queste conclusioni a seguito di detto percorso formativo per la promozione della “Cultura Siciliana per il progetto “Alla scoperta delle mie origini” Specificatamente al Progetto della Regione Siciliana “Diffusione dell’Identità Siciliana e “Conoscenza e rispetto dell’ambiente”.

   All’attento lettore non sfuggirà il diverso significato e contenuti dei tre temi portanti che vanno quindi affrontati con premesse differenti ed ognuno a sé stante. Per fare ciò ho privilegiato il metodo di natura “immersiva”; ho “catapultato” i ragazzi in un periodo assolutamente documentabile ma non compreso nei libri di testo ufficiali e precisamente quello compreso tra il 1270 e il 488 a.C.; ovvero primo e secondo approdo del popolo dei Siculi in Sicilia e fine terrena di Ducezio, condottiero e poi Re dei Siculi.

   Per fare ciò ho documentato il periodo analizzando ritrovamenti e classificazione di reperti e siti archeologici, traduzioni ed interpretazione di quanto contenuto nelle glosse come iscrizioni e segni ed infine con i dati forniti dalla genetica per quanto attiene i percorsi dei popoli attraverso le regioni del mondo. Non sono mancati i supporti di vari filosofi, storici e logografi (tra i più affidabili Ellanico da Mitilene) come da vari retori greci e romani. Da questa base di partenza è stato possibile “trasportare” i ragazzi nei periodi antecedenti i Siculi, ovvero nella “Cultura del Castelluccio” ed ancor prima nella “Cultura di Stentinello - neolitico” 6500 a.C., grazie ai documenti lasciati dall’archeologo ravennate Paolo Orsi e susseguentemente dall’archeologo Luigi Bernabò Brea, come dallo storico Tinè.

   Dopo aver verificato  che avevano ben compreso l’organizzazione della vita nei territori orientali dell’isola, facies, culture, artigianato, agricoltura e allevamento praticati da queste genti, con i dovuti riscontri sui Fenici, Sicani ed Elimi, ho potuto spiegare loro l’arrivo, l’interazione e poi aggressione e scorrerie di Dori, Corinzi, Calcidesi ed altri greci di varie parti di quella che doveva essere la Grecia del tempo che sostanzialmente combattevano le loro guerre intestine (Sparta e Atene) in territorio Siciliano. Hanno appreso anche l’evoluzione “Siceliota” ed altre componenti della storia che fanno parte di quei 450 anni di vuoto mai raccontato.

   Attiro la loro attenzione con la narrazione della sanguinosa invasione dei cosiddetti romani (i motivi politici, economici e strategici) ed il loro spietato uso del popolo come schiavi per la costruzione di strade e monumenti e per lo sfruttamento delle ricchezze della Sicilia, primo tra tutti il grano, apro la discussione sulle varie dominazioni che sono seguite al solo scopo di scoprire gli eventuali influssi lasciati su una ipotetica identità: prima dai navigatori Fenici e Micenei poi nell’ordine Siculo, Greco, Latino, Arabo, Normanno, Svevo, Angioino, Spagnolo (senza considerare Vandali, Eruli e Visigoti) e di come si evince che la Lingua Siciliana, come risulta chiaramente dalla dissertazione fornita, poggi la base su un sostrato proto-indoeuropeo introdotto in Sicilia dai Siculi. Su quelle antiche basi si è innestata nel tempo la lingua greca, dando vita a comunità di parlanti “Sicelioti” in quanto il greco è una lingua indoeuropea e la lingua parlata dalle avanguardie greche non era così dissimile dal Siculo; cosa dimostrata dal prof. Enrico Caltagirone nel libro “La lingua dei Siculi”.

   A supporto di quanto sopra mi sono avvalso, e confido, degli studi dello studioso linguista Caude Hagège, dell’italiano Filippo Sassetti e soprattutto di Sir William Jones (funzionario britannico della East India Company che si trovava a Calcutta con funzioni di magistrato ma che prima della carriera aveva fatto studi relativi alle lingue orientali a Oxford, Legge presso la sede della Royal Asiatic Society di Calcutta, il quale affermò, nel suo celebre saggio, che al di là di ogni ragionevole dubbio, la parentela storica tra il greco, il latino e il sanscrito (quella che era stata per secoli la lingua di cultura dell’India) a cui aggiunse anche numerose somiglianze ed affinità con le lingue celtiche, il gotico e il persiano; alludendo all’originaria cultura Vedica) per quanto attiene la lingua Sanscrita nella quale si ritrovano migliaia di parole che compongono la Lingua Siciliana.

   In questa parte finale: “Origini di una lingua madre” come quella Siciliana, riconosciuta dall’Unesco si arriva con questi passaggi: “Dai gesti alla parola - Dai segni all’alfabeto”- Il percorso è stato lungo e articolato ma si è giunti alla conclusione secondo cui ogni popolo o comunità umana sviluppa una propria identità culturale, cioè un modo o più modi particolari di considerare la vita e il mondo. Considerare l’identità personale come l’insieme di caratteristiche in cui un individuo si riconosce e si identifica. Ovvero: considerare la vita e il mondo sotto gli aspetti materiali e intellettuali. In sostanza l’identità si riscontra nel sapere, nella conoscenza e nella presa di coscienza di esse in sintesi la padronanza dell’accumulo del patrimonio culturale che ha determinato lo scibile umano. Qui ha prevalso indiscutibilmente la “SICILIANITA’ ”.

   È stata anche trattata la questione Ambiente e sostenibilità ambientale sotto molti aspetti come preservazione e rispetto ma anche la possibile crescita di parchi programmati, finanziati ma non ancora esistenti come quello della Valle dell’Aci (Archeologico, Paesaggistico e Naturalistico) ricadente nei comuni di Acireale, Acicatena, Acicastello, Aci Sant’Antonio e Valverde che potrebbe dare vita ad un luogo di cultura, di incontro e di sviluppo economico e sociale dentro e per le città di tutto l’hinterland.  

   Alla fine di questi incontri, avvenuti nel rispetto delle vigenti normative anti-Covid, i ragazzi, nelle brevi relazioni di prova-apprendimento di quanto trattato, hanno manifestato Interesse/curiosità ma soprattutto “fame” di cultura affidabile che allo stato attuale non è contenuta nei libri di testo e questo deve impegnare la politica ad un serio intervento. I nostri ragazzi sono in grado di recepire una cultura più impegnativa e soprattutto quella Siciliana che ha più storia mai narrata dell’intera nazione Italia.

   Ho voluto così colmare una lacuna di circa 500 anni che intercorre tra preistoria e storia della Sicilia, ponendo l’attenzione sui momenti della cultura di Stentinello (6000 a.C.) e cultura/civiltà di Castelluccio (2500 a.C.) e poi sul prosieguo siculi, sicelioti e siciliani arrivando/passando per le varie dominazioni che si sono succedute. Ciò ha reso più comprensibile, ai ragazzi, origini e identità, qualora essa voglia essere interpretata e riconosciuta, anche alla luce dei contenuti assai generici e spesso imprecisi dei libri di testo ufficiali. Quindi non solo conoscenza e presa di coscienza della condizione siciliana ma consapevolezza delle varie realtà nella loro vera natura e origine.

   A conclusione degli stage è stato fornito agli studenti un questionario/promemoria per saggiare il grado di attenzione prestata, la reale o percepita conoscenza delle materie trattate e la capacità critica degli stessi nei confronti di questo narratore che ha premesso: “Lo scopo dei miei interventi non deve essere inteso come narratore delle qualità dell’uno o dell’altro ma come indagatore storico per individuare eventuali incongruenze”.

   Dalla lettura delle risposte e considerazioni alle domande/osservazioni poste si evince la poca consapevolezza ma sicuramente conoscenza di quanto impartito loro dalla scuola nel corso degli anni in merito alle origini del popolo siciliano; noto curiosità e una presa d’atto forte nella parte che argomenta la presenza dei Siculi nel momento castellucciano e antecedente il periodo greco e poi romano e questa è voglia indiscutibile di conoscenza ma soprattutto presa di coscienza delle reali origini di questo popolo che per troppo tempo sono state emarginate a tutto vantaggio del mito e del futile spacciato per identità.

   L’Associazione Culturale Accademia di Arti e Culture, che mi onoro di presiedere, ha donato a tutti i partecipanti ovvero 212, a titolo personale, un libro dal titolo “Antologia dell’Etna” all’interno del quale sono contemplati i percorsi turistici, tra folclore, mito, sociale, storia, ambiente, patrimonio e cultura dell’area etnea e non solo; un’ampia specifica del Registro delle Eredità Immateriali Siciliane: “Identità è Futuro” che contiene il Libro dei Saperi, il Libro delle Celebrazioni, il Libro delle Espressioni, il Libro dei Luoghi e il Libro dei Tesori Umani Viventi; tutti libri ispirati dalla convenzione Unesco.

    

Il presidente

Rosario Rigano                                                                                                          Scrittore/Narratore/Giornalista

  

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 

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