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Tortorici (Messina)
 
 
 
 

 

 

   In una suggestiva vallata, circondata di monti e colline disseminate di case, sorge Tortorici. È un comune del Parco dei Nebrodi, che sorge in una suggestiva vallata, circondata di monti e colline disseminate di case.

 

   Grazie alla presenza di numerosi boschi ricchi di noccioleti sparsi in tutte le 72 borgate, Tortorici viene soprannominata "Città della Nocciola", venendo inoltre ricordata come "Città delle Campane" e "Valle dell'Ingegno".

 

   Tortorici ha mantenuto per secoli il primato in un'attività molto speciale: la fonditura di Campane. Le opere prodotte sono state esportate in tutta la Sicilia a partire dal 1500, ma, nel 1682 un'alluvione distrusse opere e gran parte della città. Da allora, Tortorici ha cercato di riprendere l'attività di un tempo con scarsi risultati.

 

   A partire dagli anni '80, uno studioso di Musica Etnica, il maestro Gemino Calà, ha condotto numerosi studi sulle musiche tradizionali di Tortorici. In particolare egli ha creato un nuovo arrangiamento musicale, basandosi sull'antico canto: " 'A Nuciddara". Il testo è stato tramandato nel corso dei secoli dai Tortoriciani, che, tra i noccioleti, allietavano le giornate di raccolta intonando versi di questo canto.

 

   Un ballo tipico è invece il "Lanzet", che risale ad antichissime tradizioni pastorali e continua ad essere tramandato ancora oggi tra gli abitanti di Tortorici.

 

   I nomi di origine greca di alcune delle sue 72 contrade (c.da Moira-destino; c.da Potame-fiume) fanno pensare ad origini antichissime che la leggenda collega ad Enea. Probabilmente fondata in epoca bizantina da popolazioni di origine greca, che dal VII, VIII secolo si spostarono prima nell'Africa del Nord e successivamente si trasferirono in Sicilia e nell'Italia Meridionale, a seguito dell'Occupazione araba dell'Africa Mediterranea.

 

   Forse identificabile con la località di Mangabah sotto la dominazione araba, risorta durante il periodo normanno, citata già nel 1082 come Turri Polit ed in successivi documenti dal 1151 come Terra di Turris Tudich o Turris Tudith.

 

   I primi documenti che la citano sono comunque della fine del secolo XI quando i Normanni istituiscono le diocesi di Troina e Messina.

 

   Sotto gli Svevi Tortorici è dominio feudale dei Pollichino e quindi dei Moncada e Mastrilli.

 

   E' nel 1300 che Tortorici avvia la sua espansione, costruisce le chiese oltre la cinta muraria, come S. Nicolò ed il SS. Salvatore, spingendosi anche oltre il fiume con la costruzione delle Chiese di S. Maria de Platea, S. Domenica, e S. Maria extra menia. Oltre la medievale cinta muraria non sorgono solo chiese, ma anche case, palazzi, opifici, botteghe; Se l'arte della fusione del bronzo è quella che ha dato maggior prestigio e notorietà a Tortorici, fiorente è anche la lavorazione del rame, l'agricoltura e l'estrazione dell'oro.

 

   La presenza di una forte borghesia, che trae le risorse dalle attività artigianali ed agricole, ma anche dalle attività professionali, fa maturare nei cittadini, la convinzione di doversi riscattare dalla servitù feudale, anche perchè con la riforma amministrativa del 1583 che divideva la Sicilia in 44 Comarche, nei Nebrodi sono istituite le Comarche di Patti, Mistretta e Tortorici. Quest'ultima aveva giurisdizione su 14 comuni: Alcara, Castania, Ficarra, Galati, Longi, Martini, Militello, Naso, Raccuja, S. Salvatore, Sinagra, Ucria, S. Marco con le terre di Capri, Mirto e Frazzanò, con 29909 abitanti censiti.

 

   Nel 1630 si libera però del giogo feudale divenendo città demaniale con diritto a sedere nel Parlamento siciliano e a potersi fregiare del titolo di "Fidelis et Victoriosa Civitas".

 

   La città vive i suoi momenti di maggiore splendore nei secoli XVI - XVII e XVIII. Fiorisce infatti un artigianato artistico le cui opere hanno sfidato i secoli. Maestri scalpellini nel 1602 hanno ricostruito la Chiesa di San Francesco (Monumento nazionale) con annessi campanile e convento dei francescani che aprirono una scuola di filosofia e teologia. E' del 1700 la ricostruzione delle chiese di Santa Maria e San Nicolò, solo per citarne alcune delle 39 esistenti.

 

   L'incomparabile bellezza del paesaggio, la natura incontaminata, la variegata vegetazione (noccioleti, castagneti, cerrete, faggete), la pluralità di laghi (Badessa, Trearie, Cartolari) unitamente all'umile Petagna Sanuculaefolia che ha imposto nel vallone Calagni la costituzione di una riserva naturale, fanno di Tortorici ancora un paese di forte attrazione, dove si può godere delle bellezze naturali e si possono ammirare i monumenti e le opere pervenuti dal passato.

 

 

 
 
 
 
 
 

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