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Capizzi (ME)
 
 

 

 

Capizzi sorge nell'interno dell'Isola per un'estensione di 69,90 km², attorno al colle Verna, contrafforte nella parte meridionale dei Nebrodi, e sulle sorgenti del fiume Simeto, a 1139 m sul livello del mare e distante dalla costa poco più di 20 km in linea d'aria.

Per la posizione elevata del luogo in cui sorge Capizzi, le condizioni atmosferiche subiscono repentini cambiamenti. Nel periodo invernale, specialmente nel periodo tra gennaio e marzo, il clima risulta essere molto ostile con temperature decisamente basse (zona climatica E). Nel periodo estivo, invece, il clima è reso gradevole dalla presenza dei boschi e dai venti.

La grande distanza che separa questo borgo dai principali capoluoghi (108 km da Catania, 164 km da Messina, 150 km da Palermo), fa di Capizzi uno dei comuni più remoti e isolati della provincia di Messina.

"L'origine di questa città fu sempre ignota, e va smarrita nella notte dei secoli.", così inizia il Cap. II della Monografia della Città di Capizzi - Antica e moderna in Sicilia del 1847, relativo ai "Cenni sulla fondazione e vicende su Capizzi" di Nicola Russo, insigne letterato capitino.

L'autore, e insieme a lui tanti altri, concorda nel far risalire l'origine della civiltà capitina al tempo dei Siculi o dei Sicani. Altri, infatti, si sono occupati di questa città nel passato: il Fazzello e l'Arezzo che si rifecero a Tolomeo ed a Filippo Cluverio, ma solo il Caruso avanza l'ipotesi che Capizzi, come Modica, a Bidi sarebbe stata costruita dai Siculi che, insediati in una prima fase lungo la costa orientale della Sicilia, si spostarono ad ovest nell'interno per sfuggire alle continue scorribande dei pirati greci.

Studi del Brea, del Cavallaro e del Pace concordano nell'ipotesi che sia il centro che il territorio capitino rientrassero, nella seconda metà del IV secolo a.C., in una serie di insediamenti tra il Simeto ed il Salso. Solamente scavi archeologici potranno confermare tali tesi che ad oggi sono tutte di riscontri oggettivi e prove materiali.

La citazione di Cicerone nelle Verrine, ove attesta che "L'Aurea Urbs Capitina" era tra quelle "vessate dalla sete dei Decumani sotto Verre", ci dà prova inconfutabile che almeno nel periodo romano l'esistenza di un centro abitato è certo.

Con i bizantini e normanni si ha un momento di ripresa con la costruzione e il potenziamento di numerosi edifici ecclesiastici. Tra i primi luoghi di culto la memoria popolare annovera la chiesa di san Giovanni Battista Antico edificata nel luogo denominato l'«aria pirciata», oggi sulla stessa area sorge il campo sportivo comunale. La città ha subito i fasti e le angherie delle varie dominazioni, eventi che hanno apportato cambiamenti, costruzioni ma, anche disagi e sfruttamento facendone un nucleo abitativo prospero, ricco di agricoltura, allevamento e allo stesso tempo sottomesso all'autorità della capitale del regno. I Capitini hanno affrontato guerre, peste, povertà e dure lotte, elementi che hanno temprato e forgiato il carattere della popolazione. La città ricorda il duro atteggiamento dell'imperatore Federico II di Svevia che minacciava di distruggere l'intero quartiere "casalini". Come conseguenza alla ribellione dei capitini, il sovrano attuò la deportazione della maggior parte degli uomini a Palermo creando un nuovo quartiere di sfollati. La comunità partecipò attivamente ai moti dei Vespri siciliani, distinguendosi in numerosi altri eventi riguardanti la Storia della Sicilia.

 

 

 
 
 
 

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                 by Rosario Rigano