Aci Sant'Antonio: apre il

"Museo del Carretto Siciliano"

Storia e cultura del carretto nell'economia locale.

 

     Il carretto siciliano è sicuramente tra gli elementi che connotano la nostra cultura; è un mezzo di trasporto che accomuna alla funzionalità del trasporto una trasmissione del sapere quasi enciclopedica; infatti, nell’ottocento ha rappresentato un vero e proprio libro dove di volta in volta sono raffigurati episodi storico - letterari, epico - cavallereschi e religiosi.

 

    Con il passare degli anni, il carretto, ha assunto un valore emblematico folkloristico che è quello diffuso dalle pubblicazioni turistiche, sopravvivenze di un mondo scomparso, diffondenti informazioni superficiali.

 

     L'esposizione allestita all'interno del museo di Aci S. Antonio, in via Vittorio Emanuele, 120, da' un'immagine immediata del carretto, anticipando simbolismi e temi figurativi, brevemente accennati nel primo pannello.

 

     Ai carretti fanno cornice dalle pareti, "I masciddara" ovvero le sponde laterali che a seconda della posizione, dritta o inclinata definiscono l'uso del carretto, così come le fini elaborazioni in ferro battuto che ornano il carretto nella parte posteriore. Sono infatti 3 le tipologie di carretto escludendo "u carramattu" a 4 ruote ed utilizzato per trasporti importanti. Il susseguirsi di carretti si alterna con le ruote, ovvero la parte più difficile nell'assemblaggio del carretto. Valenti artigiani collaboravano nella costruzione dell'opera, falegname/ebanista, fabbro, decoratore, scultore e pittore, infatti nel percorso museale da vedere solo il banco del falegname con gli attrezzi del tempo. Si alternano carretti di diverso genere ed epoca come di provenienza, notiamo "u vinaloru" che trasportava le botti di vino; "u furmintaru" che trasportava il grano o il fieno; "u tiralloru" per il trasporto della terra. Tutti i carretti esposti appartengono all'area orientale della Sicilia, riconoscibili dai colori e dai temi riportati nelle sponde. Ve ne sono di fabbricazione belpassese, catanese e santantonese. A seguire dopo la vetrinetta espositiva, troviamo quattro carretti "vinalori" tra i quali, il secondo è un'eccellente dimostrazione di maestria per quanto attiene le finiture in ferro, i bassorilievi in legno nelle ruote e le decorazioni pittoriche.

 

     Chiude il percorso una saletta che presumibilmente sarà utilizzata per convegni culturali, nel percorso della quale ci si imbatte in una piccola ma deliziosa area a verde che impreziosisce tutto il contesto.  Maggiori ragguagli cliccando sul link Storia e cultura del carretto siciliano.  

 

Rosario Rigano

 

 

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