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Pagghiaru

 

 

Formare Cultura, Conoscenza e Coscienza Storica

del Patrimonio Culturale Rurale

   La storia è frutto dell'uso dei Beni Culturali in quanto il mondo nel quale viviamo, nei suoi aspetti, è il risultato di processi che si sono svolti nel passato. I processi sono testimoniati dalle tracce prodotte dagli agenti e dalle interazioni che hanno dato dinamica ai processi: oggetti, edifici, scritti, strutture, paesaggi, tradizioni, suoni. Esse stanno e si distribuiscono entro i territori e ne testimoniano la stratificazione e le trasformazioni. Essi sono la materia prima della conoscenza storica che si produce mediante la trasformazione delle tracce in strumenti di informazione.

   Tale patrimonio è disseminato in lungo e in largo su tutti i versanti dell’Etna. In moltissime piazze, e non solo, si ergono imponenti le facciate delle chiese e gli orditi dei palazzi rigorosamente impreziositi da importanti finiture in pietra lavica dell’Etna. A Randazzo ci sono importanti testimonianze di tale arte.

   Poi ci sono i luoghi dell’identità e della memoria nelle facies contadine: “i pagghiari” (i pagliai) veri e propri monumenti rupestri dell’antica civiltà contadina.

   I pagghiari dell’Etna, rifugi temporanei di pastori e contadini, costruiti interamente in pietrame a secco,  s’innalzano, spesso, su una pianta circolare, con una sola apertura d’accesso, che culmina in una copertura a cupola, fatta di pietre disposte a cerchi concentrici,  ricordando la forma a  tholos delle antiche costruzioni preistoriche. Il materiale, direttamente ricavato dall’habitat naturale come la sciara lavica, veniva  adattato al tipo di costruzione da realizzare. Qualche   volta il pietrame a secco, frutto di lavori di dissodamento del terreno,  era utilizzato per la tipica casotta rettangolare, che sostituiva, quasi in una sorta di rustica evoluzione, l’antico pagliaio.

   La costruzione del cosiddetto (muro a crudo), presente con numerosi esemplari prevalentemente all'interno del territorio del Parco dell'Etna, è  una forma primitiva di edilizia agricola  tipica della zona.

   Serviva come rifugio per accogliere in caso di necessità una decina di persone ed aveva soprattutto la funzione di offrire al contadino o al pastore riparo diurno e, qualche volta, quando le circostanze lo richiedevano, anche notturno.

   "U pagghiaru", fu il primo rifugio degli antichi abitanti di questo versante dell'Etna.

   Ricorda le caratteristiche costruzioni circolari del mondo antico (i "tholos") e probabilmente è coevo alla grotta: nacque, infatti, prima dell’altra tipica costruzione etnea “a casotta” ("la casetta" anch'essa monolocale, però a pianta rettangolare, in muratura a secco realizzata con pietrame lavico e, a volte, con pietre cantonali grossolanamente squadrate).

   “U pagghiaru”, così come il pugliese "trullo" o il sardo "nurago", è un tipo antichissimo di abitazione mediterranea di derivazione protostorica: nacque prima isolatamente e subito dopo, come unità abitativa del primitivo villaggio preistorico o protostorico.

    I nostri progenitori, Sicani e Siculi, probabilmente iniziarono così la loro vita di relazione, cercando di copiare ciò che la natura aveva loro offerto con le naturali grotte.

 

 

Pagina e link collegati a cura dell'Associazione Culturale editrice "Accademia di Arti e Culture".

 
 

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                 by Rosario Rigano